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San Placido e San Vittore

Anticamente oltre a Santa Margherita venivano celebrati come compatroni San Placido e San Vitttore.
San Placido fu insieme a San Mauro i primo discepolo di San Benedetto.
Era figlio di Tertullo che aveva possedimenti in Olevano.
Il corpo di San Vittore, soldato martire, estratto dalle catacombe di San Callisto e donato agli olevanesi dal principe Borghese. Attualmente riposa sotto l’altare della Cappella del Santissimo Sacramento.

Olevano, Belvedere e Pusano

Fino al XV secolo il Comune di Olevano era distinto da quello di Belvedere e Pusano.
In un primo tempo Pusano passò a Pietro II Colonna signore di Belvedere poiché Mirone de Pusano, signore di Pusano, si era schierato contro Bonifacio VIII che, per questo, gli confiscò tutti i beni e lo costrinse alla fuga.
Meno chiare sono le vicende che videro in seguito Belvedere e Pusano inglobati nel territorio di Olevano.

Piazza Padella

Piazza Benedetto Greco veniva chiamata anticamente anche piazza Padella perché nei giorni della festa di Santa Margherita una padella annerita veniva sospesa dall’alto e i giovani gareggiavano per staccare con i denti una moneta di un certo valore.

L’ “afferta” de sant’Antonio

Era usanza fino a quaranta anni fa, che nel giorno della festa di Sant’Antonio Abate, 17 gennaio, i bambini andassero casa per casa per chiedere la cosiddetta “afferta de Sant’Antonio”. L’offerta consisteva allora in dolci e frutta secca.

La strega Turdea

Anche Olevano ha la sua strega. La legenda narra di una bellissima fanciulla di nome Turdea.
Non appena il buio avvolgeva il piccolo borgo, Turdea sul suo cavallo bianco sfidava il silenzio delle notti per recarsi giù a valle, nella Selva. Qui insieme ad altre streghe ballava tutta la notte poi prima che il bagliore dell’alba facesse capolino frettolosamente tornava a casa.
Un giorno fu scoperta dal padre che la rinchiuse nella sua stanza. Da lì ogni notte il richiamo dei balli nella selva tormentavano la bella strega. Così fu, che una notte presa dal desiderio di raggiungere la Selva si gettò dalla finestra e il suo spirito, ancora oggi vaga alla ricerca di luoghi in cui si balla.
Da qui nasce il proverbio olevanese “ Jo ballo non ‘mè bè’ se Turdea non mè!”

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